Questo natale sarà pervaso da una forma di incertezza latente e greve che si respira e si teme, ma ancor più lo sarà tutto il periodo a venire. Sarà differente, è inevitabile, perché sarà diverso da oggi in avanti lo stato mentale degli abitanti del mondo.
UN NATALE DIVERSO
Se c’è qualcosa che questa condizione sta insegnando (non a tutti) è il fatto che il mondo è ben poco garantito, ben poco rassicurante, in un’esistenza che sfugge ad ogni logica, ad ogni giustizia.
Questo Natale è diverso, lo abbiamo detto e scritto di volta in volta, come quello del 1978 con il rapimento di Aldo Moro, come quello dopo l’11 settembre del 2001, come quello dopo gli attentati terroristici di qualche anno fa. Così come accade dopo gli eventi sconvolgenti della storia, viene avvertita la vena di incertezza che deriva dal vedersi nella fragilità che distingue l’uomo, proprio grazie alla sua immaginazione.
L’INCERTEZZA DEL FUTURO
Nella difficoltà generale tocchiamo con mano rabbia e smarrimento ed oggi, come sempre dopo ogni sconfitta dell’organizzazione collettiva, della nostra politica, la società nel suo insieme conosce un arresto in cui espone la propria fragilità. In essa si esprime il timore di perdere quello che si ritiene acquisito. La certezza del difficile presente aumenta il peso di ogni ipotesi del futuro.
DISTANZA E SPERANZA
Nella veste di chi cura la mente non posso non osservare che la società sia destinata con scarso successo a lottare contro le proprie incertezze. In questa fase storica (e psichica), si sommano i problemi dell’oggi all’ipotesi reale di quelli del futuro, la cui certezza è la sua precarietà; proprio questo sarà il grande nemico: la distanza tra le persone, le loro speranze e quello che diviene possibile.
Saremo più distanti da ogni certezza. Abbiamo costruito una società complessa, illudendoci della sua forza, ostentata da una certezza che rimane lontana.